La gravosità della scelta
In un’affannata e appannata giornata carica di impegni e pregna di umidità, riflettevo su una questione abbastanza semplice, ovvero quella delle scelte, in quanto sono giorni che mi sta martellando in testa un pensiero… una domanda che non ammette sotterfugi o escamotages per rispondervi, ma semplicemente un scelta tra due modi di pensare e quindi di agire dicotomicamente opposti.
Spesso, anche se non lo vogliamo o non ne siamo coscienti, affrontiamo scelte che possono apparirci più o meno gravose o impegnative. Ma cos’è veramente una scelta?
Sorge l’angoscia. Un’angoscia generalizzata e generalizzante, che ci porta a vivere con un peso ed una fatica eccessiva anche scelte che apparirebbero normali agli occhi di qualsiasi persona da noi ritenuta lucida e con un criterio di giudizio accettabile.
Non è semplice rispondere a queste domande, ma procediamo con calma.Mi voglio ricollegare ad un filosofo e sociologo tedesco che ha dato il via al filone della cosiddetta sociologia individualista: Max Weber.Il suddetto parlava di azione sociale come un agire “riferito – secondo il suo senso, intenzionato dall’agente o dagli agenti – all’atteggiamento di altri individui, e orientato nel suo corso in base a questo”.Ma non basta.
E non pensate di non scegliere, sarebbe inutile, in quanto anche quella è una scelta, forse la peggiore, in quanto probabilmente qualcun altro o forse la stessa società sceglierà per conto vostro.Il discorso purtroppo cade inevitabilmente su questo punto: spesso e volentieri dobbiamo decidere in fretta. E il vero tempo che abbiamo avuto per scegliere è quello dell’adolescenza, o per meglio dire, quello passato (ahimè).
Voglio solo dirvi una cosa. Non abbiate paura di scegliere qualcosa che non sia popolare o ben accetto (la rottura dei canoni e la creazione del nuovo passa proprio da queste scelte), non abbiate paura di scegliere di andare via (tornerete con più esperienze, o al massimo se non tornerete avrete attuato un cambiamento), non abbiate paura di scegliere il nulla al posto di qualcosa (non è sempre detto che ciò che avete vi faccia bene, anzi…).