Ognuno di noi, almeno una volta nella sua carriera di studente, ha ricordato con nostalgia il periodo liceale, con i suoi aspetti positivi, come il clima di “classe”, le interrogazioni, le giustifiche e le avventure con il compagno di banco, ma anche i suoi aspetti negativi, come il carico didattico che sembrava sempre titanico, le liti con “quello st**zo del compagno di banco”, i docenti insensibili di fronte alle necessità e alle esigenze di una 30ina di adolescenti.
Tuttavia, il tumulto di quei 30 adolescenti circa, con la loro voglia di vivere mista alla ciclotimia del sviluppo, la continua oscillazione tra essere e apparire, i silenzi inascoltati, le urla incomprensibili per i cari amici psicologi potrebbero ritornare. Anche perchè, a volte, sono quei 30 ribelli che hanno bisogno di noi.
La figura dello psicologo scolastico in Italia non è definita da una norma che garantisca il suo inserimento “obbligatorio” nella struttura, ma le scuole hanno la completa autonomia di iniziativa d’avvalersi o meno di un servizio psicologico. E noi italiani siamo indietro, essendo il solo Paese europeo a non avere veri e propri psicologi scolastici. Le necessità, tuttavia, sempre più forti e marcate di tale figura stanno facendo sì che questa prenda piede in maniera sempre più dilagante.
Lo psicologo scolastico è di fatto un professionista che, per sua specifica formazione, è in grado di affiancare e fornire consulenza e modelli di intervento dal Consiglio d’ istituto al preside, dai docenti ai genitori e ai loro figli/studenti su tutta una serie di problemi come l’ abbandono scolastico, la diagnosi precoce del disagio, la motivazione all’ apprendimento e i suoi stili, le dinamiche e i problemi nel gruppo-classe, la mediazione del conflitto, la comunicazione fra le diverse componenti scolastiche, l’orientamento scolastico-professionale, l’integrazione di alunni disabili o di altre culture. Problematiche essenziali non solo per creare un contesto di apprendimento ricco e includente, ma anche basilari se si tiene conto che il microcosmo della scuola non è altro che un pezzo di una società con problematiche e necessità amplificate.
Certo è che la strada da percorrere, sebbene stia diventando sempre più accessibile e sempre più percorribile, laddove la maggior parte delle scuole cerca di includere nei cosiddetti “Sportelli CIC” la presenza di uno psicologo che faccia da supporto alla comunità studentesca, di fatto siamo ben lontani dalle buone pratiche auspicabili nel momento in cui tale figura si affaccia al mondo della scuola. Lo psicologo scolastico inteso in tal modo, solitamente un dipendente della ASL, rimane un pianeta lontano e inesplorabile agli occhi dei più, una stanzetta dove lo strizzacervelli di turno è separato dal resto del mondo, lontano dagli occhi, separato dalla comunità studentesca, visto di malocchio dai docenti, che riescono a recepire in tale figura unicamente una causa di rallentamento nello svolgimento del proprio programma didattico. Manca, dunque, un’educazione allo psicologo scolastico, una reale introduzione di tale figura non solo nella scuola come ambiente fisico e istituzionale ma nell’intera comunità, a fianco di tutte le altre componenti, al loro fianco e insieme a loro, non fonte di rallentamento ma di slancio qualitativo su tutti i fronti, da quello del clima “organizzativo” a quello del miglioramento dell’apprendimento, da quello di supporto a quello di gestione e programmazione delle varie tappe della vita scolastica. Uno psicologo non più rinchiuso in uno sportello, non più lo “stigma” purtroppo ancora molto diffuso di lasciare la lezione per “andare dallo psicologo”, una presa di coscienza da parte di tutti delle sue reali potenzialità e del suo ruolo particolare. Inoltre, sia negli asili nido che in quelli destinati ai bambini a partire dai tre anni di età lo psicologo può tenere un corso di sostegno alla genitorialità che aiuti soprattutto coloro che hanno il primo figlio a fronteggiare i piccoli e grandi problemi quotidiani ed a ritagliarsi sempre uno spazio per la coppia. Decidere di diventare psicologo è una scelta coraggiosa e che impone una continua formazione ma è una professione affasciante e che tiene in contatto costante con il mondo che cambia. È la comunità che ci invita a tornare a scuola, tra i banchi con le dediche d’amore e tra gli studenti con un vero universo interiore.
Raffaella Ribatti
Commenti sono chiusi.